29 maggio 2019 - Post Election Days

(dal mio profilo Facebook)

Lunedì è stata una giornata pazzesca.

Risveglio grigio, leggo il messaggio che Marco ci ha inviato alle 5 con l’esito delle elezioni europee a Borgosatollo. Nessun commento. Non ce la faccio ad alzarmi. Piove. Un mal di stomaco che ve lo raccomando. Ma soprattutto un peso sulle spalle…e nella testa. “Quindi niente più riunioni al secondo piano? Niente più taralli alle macchinette per arrivare vivi a sera? Niente più progetti e bandi da scrivere ed esultare se li vinciamo? Quindi niente più sabati mattina occupati, il lunedì tornerò a casa prima di cena, e i martedì niente più assemblee dei sindaci.. Quindi niente progetto housing per i disabili? E il museo della gente? E come girerò per il paese? E i bimbi? E Andrea? Sarò un ex-assessore rancoroso, di quelli che dopo anni sono ancora a dire che erano meglio loro? Sarò un ex-assessore che sparisce? Torno a cantare. E tutto quello che ho imparato? E se lo dimentico? E i “miei” nonni? Mi fermeranno ancora con “Lisa, ve che che go de dit una roba”? E quando inaugureranno le scuole nuove? Avrò il coraggio di andare o me ne starò a casa gnecca? Riuscirò a stare seduta, calma, ascoltando i discorsi di altri? Prenotiamo un weekend via. Si ma poi qui ci torno.”
Ho bisogno di una parola buona, sento Giacomo, lui l’avrà di sicuro.
Non basta, purtroppo. Vado al lavoro che così per un po’ non ci penso. Ma al lavoro il tema è l’esito elettorale. Piove, torno verso Borgosatollo. Vorrei chiamare tutte le mie amiche, ma non so cosa dire. Vado a pranzo dai miei, che almeno mi consolano un po’. In casa Chiaf c’è tensione, le zie escon sulle scale. “Dai, non è detto”. Sento Roberto “Abbi fede”. Mio papà la butta sul ridere, mia sorella è più agitata di me. Mangio due cose, ma lo stomaco è chiuso. Vado a scuola.
Nel parcheggio incontro Ale, che mi prende sotto braccio e mi dice “cosa dobbiamo farci, Ely”..entro, sulla sinistra della bidelleria ci sono tutti i miei compagni di viaggio Alessia, Daniela, Francesca, Michela, Bruno, Piergiulio, Lorenzo, Antonietta. Marco apre le braccia, mi sale un magone in cui sono racchiusi 5 anni di lavoro, 2 mesi di tensione e insonnia. Scoppio a piangere, con Bruno. Vabbè, dai, contegno. Andiamo nel seggio. Sono rappresentante di lista, nel seggio in cui perdiamo sempre. Molto bene.
Mi scuso con presidente e scrutatori per gli occhi lucidi, son tutti molto gentili. Iniziamo lo spoglio. Non ci capisco più nulla.
Le “nostre” schede aumentano. Mi giro, vedo Mario sulla porta che mi dice “il 3 va male” rispondo “Boh, qui non va malissimo”…Altroché. Cerco Marco, entra e lo sguardo è “tranquilla, stiamo procedendo”. Attimi tesissimi, le schede non finiscono mai … non solo è il seggio in cui perdiamo sempre, ma anche quello con più schede!! Ma quando si fanno i pacchetti, insomma, è buono! Mi giro, guardo Luciano sulla porta e dico “raga, non so, mi sembra che qui sia andata bene”. Iniziamo a contare. Comincia ad aumentare la gente nei corridoi. Nel ns seggio siamo sopra. Marco mi chiama, porto i dati ad Ale, e leggo i dati degli altri…non ci capisco nulla, sono tanti numeri e scritti in rosso e quindi mi giro e chiedo “ma quindi? Ma quindi?”
Vado avanti e indietro fuori dagli altri seggi. Guardo dentro, gli amici mi sorridono. Manca l’ultimo seggio. Nel frattempo Marco mi corre incontro e mi dice “Ce l’abbiamo fatta”. Vinto in tutti i seggi.
Mi vien da piangere. Ora per altri motivi.
Abbraccio Daniela, piangiamo, sapete quegli abbracci che si danno gli uomini facendosi quasi male… ecco un abbraccio da contusione!! Piangiamo.
Abbraccio Marco, rientro nel mio seggio, prendo il cell. Ho 50 messaggi di gente che mi scrive “Allora?"… rispondo a mia sorella Bea, confidando nel passaparola.
Poi non ricordo benissimo il resto. Abbracci, altri abbracci. Arriva il Sindaco ma io sono ancora nel seggio a contare le preferenze. Corro fuori, piange anche lui. Allora, o siamo deboli o ci teniamo un sacco. Da lì in poi è in discesa. Telefonate, messaggi, mia mamma e mia zia che passano fuori da scuola e chiamano con il clacson.
Ha smesso di piovere. La gente ci ha apprezzato, ci ha ridato fiducia. Ne son felice, ne sono anche orgogliosa, a dire il vero.
A sera, festa, brindisi, gioia.
Il mio piccolino si è malato dopo mesi, ga sarà dat so la strachesa anche a lù
Ieri avevo solo un gran mal di testa.
Non avevo le parole giuste, era il giorno di Piazza Loggia, non sapevo cosa dire.
Neanche oggi so cosa dire, nel frattempo GRAZIE.

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